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Coachella 2012: ritorno al futuro

aprile 17, 2012 Lascia un commento

E’ da poco terminato il primo week-end del Coachella e l’edizione 2012 può già considerarsi storica, cartina di tornasole del panorama internazionale pop, alternative e electro contemporaneo. Due le parole chiave: eterogeneità e assestamento.

L’eterogeneità è la chiave di volta per interpretare il mondo della musica nell’era post-Napster, zero confini e addio alle ultime barriere rimaste in piedi fra generi. La varietà del palinsesto parla chiaro. Inoltre il ripensamento di categorie ormai obsolete è diventato d’obbligo, in primis quella di “indie”: d’altronde se un campione dell’ambito pseudo-indie attuale come Bon Iver, o gli ex campioni Mazzy Star, occupano posizioni così di rilievo in eventi dall’enorme impatto mediatico tipo il Coachella qualcosa vorrà pur dire. E la pioggia di riconoscimenti collezionata dal buon Justin Vernon è un’altra prova del fatto che l’odierna audience, soprattutto internetiana, sia in grado di abbattere agevolmente mura in passato difficilmente valicabili, soprattutto quello fra underground e mainstream.

Assestamento è invece la fase che stanno vivendo molte correnti musicali. E’ in corso un evidente processo di rigenerazione attraverso la rilettura delle proprie radici, come già è sucesso dagli anni ’60 in poi. Nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma, oggi più che mai. E la line-up sfilata fra venerdì e domenica non mente: l’ex attaccabrighe Noel Gallagher ad una delle prime grandi uscite senza il fratello; i Pulp più danzerecci che mai; la furia dei Refused che torna a travolgere come un fantasma dal passato; gli At The Drive-In risorti -e un po’ appesantiti- dalle proprie ceneri. Per non parlare dell’epica conclusione, l’autocelebrazione della mitologia hip-hop westcoast, defunti e acquisiti annessi. Dr.Dre e Snoop Dogg hanno spinto in là come mai prima l’interazione fra musica e nuove tecnologie, letteralmente resuscitando Tupac con un ologramma spaventosamente realistico in un momento estatico, probabile culmine di venti e passa anni di militanza hip-hop.

Uno sguardo sul futuro con l’orecchio teso al passato quindi, in attesa che i nuovi paladini raccolgano definitivamente l’eredità dei loro stessi eroi scrivendo nuove esaltanti pagine di storia della musica.

A.

Bon Iver – I Can’t Make You Love Me/Nick of Time (Calgary B-Side)

aprile 11, 2012 2 commenti

“Turn down the lights, turn down the bed, turn down these voices they’re inside my head. Lay down with me, tell me no lies just hold me close and don’t patronize me, don’t patronize me. ‘Cause I can’t make you love me if you don’t, you can’t make your heart feel something it won’t, here in the dark in these final hours I will lay down my heart.”
 
Previsioni meteo dall’11 al 14 aprile: pioggia intensa e sensibile abbassamento delle temperature.
Quale colonna sonora migliore per questo colpo di coda invernale?
….Enjoy.
 
A.
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